"...cinto d'ogni intorno di alte e precipitose sbalze, adorno di bellissimi colli e selve, commodo di pascoli e d'armento minuto e grosso, sono i suoi abitatori magnanimi e coraggiosi, dediti all'agricoltura et all'arme, amici della pace e della guerra..."

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CASTELLO SAN MARCO DI NORCIA (1125 m. s.l.m.)

42°43'03" latitudine nord

 13°07'57" longitudine est.

Nord magnetico: 1° est 

La comunanza di San Marco si estende per circa 700 ha, di cui 400 boschivi.

 

Il confine regionale tra l'Umbra ed il Lazio segue con discreta fedeltà lo spartiacque tra il Nera ad occidente ed il Velino (e per un breve tratto il Tronto) ad oriente. Entrambi i fiumi formano un ampio arco di cerchio: orientato da ovest ad est tra Leonessa e Monteleone di Spoleto, in crinale piega poi man mano verso nord, fino a Forca Canapine.

Dalla cima del Monte Pizzuto ( o Pozzoni, 1904 m.), lo spartiacque prosegue verso nord con dei cocuzzoli arrotondati e di discreta altezza: lo Scoglio Pecorino (1661 m.), il Monte Utero (1807 m.), il M. dei Signori (1781 m.), il M. Serra (1744 m.), ormai affacciato sul valico di Forca Canapine.

Montagne calcaree, dai profili spesso arrotondati, nude alle quote più alte e ricoperte da belle ma non estesissime faggete più in basso. Le montagne di Norcia ripetono le forme di molti altri gruppi dell'Appennino Centrale ad iniziare da quelle dei Monti Reatini e delle alture della Valnerina.

Caratterizzate soprattutto da grandi estensioni di pascoli, impressionanti in questo senso i crinali tra il M. Utero e Pescia, queste montagne offrono al camminatore ed al naturalista belle faggete sui versanti di M. Pizzuto, in particolare nella Val Pescia e nella Valle Pozzoni.

A poca distanza da Forca Canapine, caratteristica la presenza dei laghetti dei Pantani, in una verde conca frequentata dal bestiame al pascolo e dominata dal M. dei Signori.

Né sul versante umbro né su quello laziale, finora, si è parlato di aree protette regionali: il M. Utero e le cime vicine, però, potrebbero essere inclusi nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, istituito da una Legge dell'agosto del 1988.

AMBIENTE

Assai frequentati dall'uomo, i Monti Sibillini hanno visto già in tempi lontani la progressiva rarefazione delle specie animali più importanti: il camoscio, il cervo e il capriolo.

I mammiferi più importanti presenti al giorno d'oggi sono il cinghiale, il lupo appenninico, la volpe, l'istrice e il gatto selvatico.

Migliore è la situazione per quanto riguarda gli uccelli. Relativamente numerose sono le coppie di aquila reale e più diffusi il falco, la poiana, lo sparviero, il gufo reale, il barbagianni, la civetta e il gheppio. A causa della caccia, si sono rarefatte la coturnice e la starna. Tra le rarità, notevoli il fringuello alpino ed il piviere tortolino, trampoliere che nidifica d'estate nei dintorni del Lago di Pilato.

La flora è quella tipica delle medie ed alte quote appenniniche, con varie rarità di rilievo. Nei boschi, prevalgono il faggio e nelle zone più assolate il leccio, con presenza di tasso, agrifoglio e il ginepro. Più in alto fioriscono la stella alpina appenninica, la nigridella, la silene, il salice nano, il mirtillo nero, la linaria alpina, il papavero giallo e il genepì dell'Appennino. 

 

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